Memoria, termine che deriva dal latino memor ed ha significato principale di «memore», ovvero colui/lei che rammenta, che ha ricordo; anche se, una lettura profonda del sostantivo, consente di ricavare dallo stesso, un significato intrinseco ed esoterico molto importante.
La parola memor, è difatti composta da due frammenti: mem ed or.
La Mem è la tredicesima lettera di molti alfabeti semitici, come il fenicio, l’aramaico, l’ebraico e l’arabo, ma anche di quello copto, greco e latino, corrispondente alla nostra emme (M) ed ha valore, secondo la ghematria, dottrina che conferisce ad ogni lettera la sua qualità numerica, di quaranta.
Tale monogramma che secondo le lingue semite, può essere “aperto o chiuso”, rappresenta principalmente gli stadi delle acque: la sorgente posta in superficie e la fonte nascosta nell’incavo della terra; elementi che appartengono alla trasmutazione ciclica dell’esistenza.
Ovviamente il significato del carattere, non vuole segnalare eventuali corsi d’acqua più o meno profondi, ma essere un allegoria che metta in risalto l’aspetto mistico e simbolico da esso derivato, per rendere così evidenti alcune peculiarità fondamentali dell’essere umano.
Questa epigrafe, tra le sue accezioni, ha quello di segnalare, infatti, la separazione tra la mente conscia, e la mente inconscia, ovvero tra le acque superficiali e segrete che strutturano la psiche e forgiano la personalità dell’individuo.
Un significato che nel nostro contesto, apporta grandi barlumi di consapevolezza, facendo apprendere che è insito nella caratteristica della struttura umana, il fatto che la mente possieda due stadi: uno cosciente ed esteriore e uno inconscio e nascosto.
Il cervello antropico è un organo molto elaborato e complesso. E’ un super computer le cui funzioni e caratteristiche risultano perlopiù sconosciute al suo fruitore, così come anche alla scienza che ne comprende solo le minime qualità.
Esso agisce in maniera autonoma, strutturandosi, per così dire, in una duplice area: la coscienza mentale esterna e la coscienza mentale interna, a sua volta suddivisa in molteplici strati.
La prima area, sorgente superficiale, ha tra le sue caratteristiche quella di conservare la memoria ordinaria che archivia le esperienze della vita del singolo, dalla nascita alla morte e classifica i ricordi vissuti, catalogandoli, di volta in volta, tra la memoria recente ed antica e tra memoria conscia ed inconscia. In quest’ultima, di solito vengono annotati i traumi vissuti nell’infanzia che la mente cosciente rimuove, al fine di tutelare la psiche del soggetto traumatizzato, seppur il ricordo dell’esperienza rimanga presente in maniera latente, e sia causa di schemi comportamentali che l’individuo assorbe, spesso autolesionisti, atti a far riemergere pian piano il ricordo dell’episodio drammatico originario, attraverso un ciclo di avvenimenti che tende a ripetersi all’infinito, seppur con scenari e personaggi differenti, fino al riconoscimento del vissuto che ha causato il loop esistenziale.
Tali schemi, in realtà, non derivano solo da possibili esperienze traumatiche personali, ma anche da comportamenti esterni che il soggetto assorbe come propri nel corso della vita, derivanti in primis dall’ambito genitoriale e dal contesto familiare.
I genitori difatto, oltre a trasferire al nascituro la propria memoria genetica, ottenuta dalla fusione equa dei codici genetici di madre e padre, mediante cui vengono tramandate le caratteristiche somatiche e attitudinali, traspongono anche nel nuovo soggetto, il/la figlio/a, una memoria emozionale, ereditata a loro volta dalle generazioni passate, tramite cui vengono tramandati gli stati emotivi predominanti e i precedenti traumi subiti.
La mente superficiale, dunque, nella sua apparente semplicità, organizza milioni di dati, che restano chiusi in “cassetti immaginari”, custodi non solo dei frammenti della vita del singolo ma anche delle vite dei propri avi che vengono tramandati attraverso il sangue.
La seconda area, o coscienza mentale interna, è la fonte sommersa che rimane quasi sempre inaccessibile ai più, poiché si è soliti vivere il ciclo dell’esistenza, ignorando totalmente tale funzione cerebrale.
Essa nasconde, tra le sue caratteristiche, la memoria atavica ed ancestrale.
E’ una porzione del cervello umano, custodita dalla ghiandola pineale, definita anche terzo occhio, che permette di “vedere oltre il tempo” ed archivia le esperienze dell’Anima, preservando i cicli esistenziali della propria Essenza che si sperimenta di volta in volta, cancellando dalla mente cosciente ogni traccia del precedente vissuto.
La Mem, apre dunque le porte ad una comprensione molto profonda di una componente fondamentale dell’essere umano: la mente; ed in particolare dei gradi della psiche e degli strati della stessa memoria, strettamente interconnessa ad essa.
Ulteriore spunto di riflessione che deriva sempre dal nostro termine memor, è la parola Or che è sia un avverbio troncato che ha significato di ora, sia, tenendo in considerazione sempre l’alfabeto semita, è un vocabolo composto da O corrispondente alla lettera Ayin che significa occhio e R, ovvero Reish, epigrafe che simboleggia la testa.
Or è dunque l‘occhio della testa, ovvero della mente, “strumento esistenziale” che può portare le acque superiori ed inferiori all’ora, quindi al momento presente.
Lettere che in un solo sostantivo, fanno ben capire la funzione della memoria stessa, ordinaria ed atavica, di cui è custode ogni individuo.
Un’ulteriore analisi relativa al valore numerico del termine memor, consente poi di comprendere come questo archivio umano, sia strettamente correlato al ciclo stesso, e soprattutto alla morte.
La Mem è come anzi detto la tredicesima lettera dell’alfabeto ed ha valore di quaranta; la Aiyn è la sedicesima lettera e corrisponde al numero settanta, la Reish è il ventesimo monogramma ed ha valenza di duecento. La sua somma finale è quattro (40 + 70 + 200 = 4 + 7 + 2 = 13) = (1 + 3 = 4).
Come è semplice rilevare dai valori della parola, il quattro, numero che rappresenta principalmente il ciclo della materia, deriva dal tredici, cifra che nei Tarocchi corrisponde all’Arcano della Morte e rappresenta la trasformazione del ciclo esistenziale.
Un caso che ha ben poco di casuale, visto che le lettere, il loro valore e la filologia degli arcani, mantengono un Logos unico, nel quale la comprensione di un elemento, consente di capire il suo senso globale.
La lettera Aiyn corrisponde nel Tarot all’arcano sedici, la Torre, e la Reish al venti, il Giudizio. Valutando anche qui il valore del numero, è possibile notare che la somma ultima è sempre la stessa, il quattro derivato dal tredici (13+16+20 = 4 + 7 + 2 = 13 = 4)
Secondo quanto ci suggerisce la parola memor dunque, la memoria rappresenta il ciclo stesso, che attraverso la morte, parola che ha lo stesso valore, cancella se stessa, nella speranza che il cercatore possa attraverso il conoscimento di Sé, vedere oltre il tempo, recuperando l’occhio della testa, l’occhio di Horus, dove si nasconde la memoria del principio ed ogni futuro possibile.